Si chiama RCEP, acronimo di Regional Comprehensive Economic Partnership, ed è stato siglato pochi giorni fa ad Hanoi.

RCEP

Si tratta del maggior accordo commerciale al mondo: riguarderà oltre 2,2 miliardi di consumatori e il 30% del PIL globale, facendone un trattato di libero scambio senza precedenti.

A guidare le negoziazioni la Repubblica Popolare Cinese, che dopo le difficoltà di questo 2020 punta a tornare ai livelli di crescita pre-crisi e sceglie di farlo attraverso la cooperazione internazionale.

Un duro colpo alle misure protezionistiche che negli ultimi anni hanno contraddistinto la politica economica di nazioni come gli Stati Uniti, attualmente esclusi da tutti gli accordi che regolano i rapporti di scambio nell’area Asia Pacific.

Tra le nazioni aderenti al RCEP figurano, oltre alla Cina, anche i 10 Paesi appartenenti all’ Associazione delle Nazioni del Sud-Est asiatico ed economie come Australia, Nuova Zelanda, Corea del Sud e Giappone.

Per la prima volta dunque, le tre maggiori potenze asiatiche saranno riunite sotto un unico accordo, che dovrà ora essere ratificato ufficialmente per poter produrre i propri effetti.

Le prime trattative risalgono al 2011, e dopo ben nove anni si è ora giunti alla forma finale, che prevede un abbattimento dei dazi doganali tra i partner, la definizione di nuove regolamentazioni per la supply chain nell’area, misure comuni di cybersecurity e politiche di supporto all’export digitale e all’e-commerce.

Nonostante gli analisti rilevino come ci siano ancora numerosi migliorie da apportare, si tratta indubbiamente di una svolta epocale per le economie con il maggior tasso di crescita del mondo, con la Cina pronta ad assumere un ruolo sempre più strategico nella regione Asia-Pacifico.

Non a caso il primo ministro cinese Li Keqiang ha parlato di un “traguardo epocale per la cooperazione nell’Asia Orientale”, con Pechino pronta a rafforzare ulteriormente la propria leadership.

Per questa ragione, risulta chiaro come oramai anche in Europa sia necessario considerare il rafforzamento dei rapporti con i Paesi di quest’area: una leva strategica che potrebbe rivelarsi decisiva per l’export di molti settori.

La necessità di superare le barriere esistenti è stata ribadita anche dal presidente di Confagricoltura, Massimiliano Giansanti, che in un’ intervista ha riflettuto sulle opportunità per il settore agroalimentare italiano, che verso l’Asia ha un export da 3,8 miliardi di euro e potrebbe beneficiare indirettamente del RCEP, soprattutto alla luce del ruolo di paesi come il Giappone, da sempre grande esportatore e fortemente legato alla UE.

In un recente articolo abbiamo sottolineato come proprio le esportazioni costituiranno nei prossimi mesi un fattore fondamentale anche per il rilancio dell’Italia, la cui piccola e media impresa è chiamata ora ad adottare nuove logiche per poter cogliere le opportunità dello scenario economico internazionale.

Se da un lato il contatto diretto con prodotti e servizi all’interno delle fiere resta importante, dall’altro è impossibile negare come l’attuale situazione spinga con forza verso nuove soluzioni, soprattutto per chi desidera internazionalizzare il proprio business.

Di certo gli accordi internazionali e la riduzione dei dazi sulle merci sono soluzioni auspicabili e giocheranno un ruolo fondamentale nei prossimi anni per le imprese del continente europeo: tuttavia, la giusta attenzione deve essere riservata anche alle strategie adottate dalle aziende stesse.

Web, analisi dei dati e nuove tecnologie sono tematiche ampiamente discusse, ma troppo spesso ancora ignorate da numerose realtà della nostra economia: eppure, questi elementi sono oggi irrinunciabili per una presenza efficiente sui mercati esteri.

Che si tratti d’individuare nuove filiere distributive e di approvvigionamento oppure trovare nuovi potenziali partner, non è più possibile sottovalutare il potere dei dati: in Matchplat lo sappiamo dal primo giorno zero, ed è per questo che abbiamo messo a disposizione delle PMI servizi basati proprio su dati e Intelligenza Artificiale.

Il motivo? Perché crediamo che possedere informazioni sicure e affidabili debba essere il primo passo di qualunque strategia, soprattutto per quelle imprese che del Made in Italy hanno fatto un brand noto in tutto il mondo.

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