Sono sempre più forti i legami tra UE e ASEAN: a testimoniarlo il raggiungimento dello status di “Parternariato Strategico” concordato dalle due potenze durante un incontro ufficiale avvenuto all’inizio di dicembre.
I Paesi dell’Unione e del Sud-Est Asiatico sono da tempo legati da una fitta rete di accordi bilaterali e scambi commerciali: un rapporto che ora si consolida ulteriormente, riconoscendo così il valore strategico di una cooperazione internazionale di grande importanza.
Il Partenariato risponde infatti alla volontà dei Paesi coinvolti di sviluppare un piano d’azione comune per fronteggiare le grandi sfide del nostro tempo, rese ancora più complesse dal quadro pandemico: economia, sostenibilità ambientale, sicurezza e connettività sono i temi principali toccati dall’accordo.
La necessità di un coordinamento strategico tra Europa e Asia è infatti sempre più importante, soprattutto alla luce del crescente peso economico assunto dai paesi dell’ASEAN (di cui fanno parte Filippine, Indonesia, Malaysia, Singapore, Thailandia, Brunei, Birmania, Vietnam, Laos e Cambogia).
Con un tasso di crescita medio del 5% annuo in tempi pre-crisi, le nazioni di quest’area costituiscono ormai un interlocutore di primaria importanza: basti pensare che se l’ASEAN rappresentasse un’unica nazione la sua popolazione sarebbe la terza del pianeta e il suo PIL il settimo. Una posizione che presto risulterà ulteriormente rafforzata dall’ingresso dell’Associazione nel RCEP (Regional Comprehensive Economic Partnership).
Ne abbiamo parlato qualche settimana fa in un nostro articolo: si tratta del maggiore accordo commerciale al mondo ed è destinato a fortificare ulteriormente i legami tra la Repubblica Popolare Cinese, principale promotrice della trattativa, e altre nazioni, tra cui quelle dell’ASEAN.
Di fronte al rapidissimo sviluppo che negli ultimi decenni ha interessato quest’area, è chiaro come ormai anche l’Unione Europea non potesse rimanere indifferente: l’obiettivo è quello di costruire un sistema di scambi sempre più ampio con la regione, investendo risorse consistenti in campi come quelle della logistica, dell’industria di precisione, della sicurezza alimentare e delle fonti di energia rinnovabile.
Indubbiamente l’attuale scenario socioeconomico resta complesso anche per i paesi di quest’area: come evidenziato dall’ISPI, la crisi sanitaria di inizio 2020 ha impattato anche in Asia, con pesanti ripercussioni per l’import-export e il turismo.
Sebbene dunque le perdite siano risultate più contenute rispetto ad altre parti del mondo, grazie soprattutto a misure espansive a sostegno del reddito e a prestiti internazionali (come nel caso di Cambogia, Indonesia e Laos), è certo come anche qui la situazione corrente resti difficoltosa.
A questo proposito, l’Asian Development Bank ha tagliato le stime di crescita per i paesi dell’area, che tuttavia ora sembrano guardare al 2021 con ottimismo.
Gli analisti stimano per queste nazioni una ripresa più rapida, considerato che per prime hanno adottate misure di contenimento della pandemia più rigide. In un contesto che rimane ancora incerto, accordi come il Partenariato a cui si accennava all’inizio rappresentano punti di riferimento di importanza cruciale.
Solo una cooperazione attenta tra le potenze globali può infatti condurre a una piena ripresa nel corso dei prossimi mesi: l’export, da sempre motore di crescita per il nostro Paese, potrà così trovare nuovo slancio e sfruttare le opportunità offerte dall’ASEAN.
Alcuni esempi?
L’Indonesia, mercato in cui il recente sviluppo del settore manifatturiero consentirà un aumento di circa il 12% delle nostre esportazioni, secondo quanto stimato da SACE, sostenute in particolare dalla meccanica strumentale.
Altro caso interessante è quello della Malaysia, dove la ripresa potrebbe interessare soprattutto l’export del settore chimico, petrolchimico e delle apparecchiature elettroniche. Per il Vietnam è invece atteso un ritorno ai livelli delle esportazioni pre-crisi, grazie soprattutto alla notevole resilienza dimostrata dal Paese nel corso dei mesi precedenti.
Non mancano dunque nuove occasioni di business per il tessuto imprenditoriale italiano: coglierle è una sfida complessa, ma che di certo non può più essere rimandata. Solo così sarà possibile ritrovare la strada dopo un anno difficile, in cui imprese e istituzioni hanno lottato duramente per gestire una situazione senza precedenti.
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