Quali sono le opportunità di export in Kazakistan per le aziende italiane?
Dagli anni Novanta a oggi il Paese ha conosciuto un deciso sviluppo economico, candidandosi a essere la maggior potenza centro-asiatica.
Tra i Paesi CSI, il Kazakistan è quello che ha visto aumentare maggiormente il proprio PIL dopo il crollo dell’URSS: una condizione che ne fa un partner strategico sul piano commerciale, anche per l’Italia.
Prima di approfondire le tendenze di mercato più interessanti, alcuni dati: con i suoi 2.724.902 chilometri quadrati, la nazione è la più estesa dell’Asia Centrale, con un’economia cresciuta di 21 volte tra il 1991 e oggi. Un territorio non solo enorme, ma anche ricco di risorse.
Il Kazakistan è infatti il primo produttore mondiale di uranio, e il suo territorio può contare il 3% delle risorse planetarie comprovate d’idrocarburi. Sono inoltre presenti importanti giacimenti minerari di zinco, magnesio, piombo e rame: non stupisce dunque che la nazione si trovi nella top 10 mondiale dei produttori di risorse naturali e in circa trent’anni abbia attratto oltre 300 miliardi di dollari in investimenti stranieri.
Accanto al notevole sviluppo dei comparti estrattivo, chimico e petrolchimico, si è registrata negli ultimi anni una decisa crescita anche per altri settori strategici come l’agroalimentare, il farmaceutico e la logistica. Il governo di Nur-Sultan (questo il nome della capitale dal 2019) ha gradualmente adottato politiche volte a ridurre la partecipazione dello Stato in campo economico, favorendo gli investimenti privati e la diversificazione del mercato interno, con un occhio di riguardo per le PMI locali.
La crisi globale scatenata dalla diffusione della pandemia ha impattato anche sul Paese centroasiatico, facendo del 2020 l’anno più difficile per il Kazakistan negli ultimi vent’anni: a essere minacciata è soprattutto la popolazione delle aree rurali, ed è per questo che ora la politica locale è chiamata ad adottare nuove misure con cui rendere più forte l’economia nazionale.
Questo è l’obiettivo che da tempo le autorità pubbliche stanno perseguendo attraverso la creazione di un mercato finanziario e la parziale riduzione della dipendenza dalle esportazioni petrolifere, che hanno storicamente caratterizzato il Paese. Da questo punto di vista gioca un ruolo fondamentale la politica estera, da sempre dinamica e incline alla cooperazione internazionale. Il Kazakistan è infatti tra i membri fondatori dell’Unione Economica Eurasiatica (EEU) e intrattiene anche buoni rapporti con la Cina, risultando da anni tra i principali promotori della Belt & Road Initiative.
In questo quadro, quali sono le opportunità export in Kazakistan per le nostre imprese?
Macchinari e apparecchiature industriali hanno conosciuto negli ultimi anni un notevole incremento delle esportazioni, assestandosi nel 2019 sopra la quota di 365 milioni di euro. Il dato è particolarmente interessante poiché include anche i macchinari agricoli, testimoniando la costante crescita vissuta dal settore primario della ex-repubblica sovietica, che con oltre 220 milioni di ettari di terreno disponibili, ha varato negli ultimi anni importanti riforme per il potenziamento della propria agricoltura.
Il Kazakistan è oggi infatti tra i principali produttori mondiali di grano; parallelamente, si è assistito a un’espansione dell’industria trasformativa alimentare, con ottime opportunità per le imprese italiane produttrici di latticini e formaggi, di cui siamo i secondi esportatori nel Paese. Tra le altre eccellenze nostrane apprezzate figurano il caffè e il vino, con dati in crescita negli ultimi anni soprattutto tra i consumatori della classe media kazaka.
La posizione strategica a cavallo tra Occidente e Oriente, insieme alle politiche di sviluppo nazionale e ai numerosi incentivi per le imprese straniere, fanno dunque del Kazakistan una meta appetibile per le aziende italiane: lo scambio tra le due nazioni, nonostante il momento difficile, lascia intravedere possibilità interessanti e trend da tenere d’occhio.
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