La pelletteria italiana è uno dei veri e propri cuori pulsanti della moda tricolore.

Ma è anche tra le filiere che hanno sofferto maggiormente le chiusure del 2020, in grado di segnare un crollo delle vendite sia sul mercato interno (-24,4% sul 2019) che all’estero (oltre -25%). Contribuisce al calo anche il lungo stop al turismo che lo scorso anno ha colpito le regioni italiane, penalizzando soprattutto i prodotti di alta gamma.

Per quanto riguarda proprio le merceologie, le borse sono state particolarmente colpite, con una riduzione in valore del 21,5% rispetto ai 12 mesi precedenti: un duro colpo per un’eccellenza capace di rappresentare il 65% delle nostre esportazioni.

Con il 2021, la situazione ha iniziato a cambiare, come confermano anche i dati di Sace: a giugno le vendite oltreconfine crescono infatti di oltre il 30,2%. Ma come consolidare questo trend?

Pelletteria italiana: immagine di un artigiano al lavoro/ Image of an artisan working for Italian leather goods industry

Dare continuità alla ripresa: soluzioni per la pelletteria italiana

Essenziale, ora più che mai, è trovare nuovi per generare una crescita di lungo periodo. In un settore da 9 miliardi di fatturato in cui convivono grandi firme e piccole realtà artigianali, si tratta di trovare strategie flessibili ed efficaci.

Ma quali?

In primis, continuare a fare sistema, rafforzando le parternship esistenti e creandone di nuove, dentro e fuori l’Italia.

Se da un lato è certo che l’e-commerce abbia rappresentato il modo più immediato per fare fronte alla situazione, dall’altro è innegabile come le nuove tecnologie un asset cruciale le cui opportunità non si riducono alla vendita online.

In un contesto accompagnato dalla ripresa delle fiere di settore, solo una strategia integrata che contempli sia la dimensione fisica che quella digitale può infatti fare la differenza nella costruzione di relazioni di business di valore. Un principio emerso chiaramente durante “Gli Stati Generali della Pelletteria” tenutisi a luglio a Firenze e organizzati da Assopellettieri, che riunisce le principali realtà del settore.

Alla base del rilancio della filiera ci dovrà dunque essere una visione completa, in grado di pianificare il proprio futuro per continuare a difendere una posizione di leadership: non a caso tra gennaio e maggio del 2021 l’Italia è rimasta il secondo esportatore di articoli in pelle a livello globale.

Lo confermano i dati dell’Osservatorio Economico del Ministero degli Affari Esteri, che raccontano una graduale ripresa degli scambi internazionali verso le maggiori geografie. Continuare dunque a osservarle con attenzione resta la chiave per il successo.

Immagine di pelli lavorate/ Image of processed leather

Gli strumenti: analisi di mercato su misura

Come accennavamo, le aziende della pelletteria italiana non dovranno perdere di vista la dimensione fisica del business, con un occhio di riguardo per i mercati esteri.

Il digitale può dare una spinta anche in questo senso, attraverso strumenti come le analisi di mercato.

Per un comparto che è stato in grado di dettare le regole dell’abbigliamento in tutto il mondo, è infatti fondamentale conoscere le aree migliori su cui puntare, ma soprattutto le aziende con cui stringere relazioni.

Un’analisi di mercato dei distributori giusti potrebbe essere la soluzione ideale per crescere in nuove aree; allo stesso modo, individuare fornitori specializzati è una via percorribile per ottimizzare la gestione della propria supply chain. Una buona idea soprattutto in questo momento, dove anche l’universo della pelletteria è chiamato a rivedere le proprie logiche di approvvigionamento, puntando sempre di più sulla sostenibilità.

Proprio il tema dell’economia circolare non può essere sottovalutato oggi, soprattutto per quanto riguarda la tracciabilità delle materie prime. Per tutte quelle realtà che continuano a investire nella qualità, sarà fondamentale individuare partner chiave con cui garantire prodotti sempre migliori.

L’impegno a favore di nuovi modelli di produzione emerge anche dal report di sostenibilità di UNIC, l’associazione di categoria delle maggiori imprese conciarie italiane, che da tempo si sono avvicinate a modelli di business innovativi e meno impattanti per l’ambiente.

Allo stesso modo, le realtà impegnate nella realizzazione dei prodotti finiti (scarpe, borse, cinture e altri accessori) possono sicuramente beneficiare dell’attuale congiuntura di mercato per migliorare la propria offerta.

Un processo sicuramente complesso, ma che sicuramente saprà dare i propri frutti sul lungo periodo.

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