Un calo del fatturato di oltre il 26% rispetto al 2019: gli ultimi dati relativi al mercato della moda italiana non sono certo rosei. Ma ci sono anche altri elementi a cui prestare attenzione.
Quali?
Il dinamismo delle imprese, la loro capacità di resistere e di farsi valere sui mercati internazionali.
Lo racconta anche Confindustria Moda, che fotografa la situazione attuale: le perdite dei mesi passati non devono distrarre dai punti di forza del settore e che oggi rappresentano un’occasione per ripartire.
La moda italiana: un ruolo da protagonista
Nonostante le difficoltà, il fashion italiano ha saputo distinguersi ancora una volta.
Il saldo commerciale nel 2020 è l’elemento che più di ogni altro permette di comprenderne la centralità per il sistema Paese: oltre 17,4 miliardi di euro.
Numeri che ne fanno la prima tra le “grandi F” (Fashion, Food e Furniture) del Made in Italy per contribuito alla bilancia commerciale del Paese.
Le cifre mettono subito la capacità del comparto di difendere la propria leadership sui mercati internazionali. Filiere come quella conciaria rappresentano la prova di questo, grazie a una produzione destinata per il 73% all’export.
Altri esempi concreti?
Quello dell’occhialeria, con l’Italia che risulta primo esportatore europeo di occhiali da sole e montature.
Anche le calzature si confermano un’eccellenza riconosciuta in tutto il mondo: oltre l’85% del fatturato delle 600 aziende aderenti a Assocalzaturifici è destinato ai mercati esteri, come riporta la stessa associazione.
Se da un lato dunque è impossibile ignorare le difficiltà dello scenario, dall’altro è necessario guardare con ottimismo al resto del 2021: proprio il terzo trimestre dell’anno potrebbe essere quello del rilancio per la moda italiana.
Le sfide restano notevoli, e tra queste non va dimenticato il rincaro delle materie prime che da ottobre 2020 sta colpendo anche il mondo delle calzature e della pelletteria, con aumenti di prezzo continui per beni come la pelle grezza.
Nuove prospettive per le aziende: dove crescere
Sebbene dunque l’ottimo resti cauto, è questo il momento in cui le imprese dovrebbero guardare con maggiore attenzione alle opportunità offerte dal mercato.
Il settore della moda ha saputo senza dubbio sfruttare le potenzialità offerte dall’e-commerce, trovando nella vendita online un valido alleato per far fronte alla contrazione dei fatturati.
Per un pieno recupero, le aziende dovranno tuttavia rafforzare e ampliare la propria presenza internazionale: una vocazione per molte realtà, come raccontano i dati precedenti, ma che richiede uno studio sempre più meticoloso di Paesi e abitudini di consumo.
Per quanto riguarda i primi, dove si prevede una risalita più decisa per l’abbigliamento Made in Italy?
Un interrogativo a cui prova a rispondere il recente rapporto ICE – Prometeia dedicato al commercio estero italiano: a fronte di una competizione internazionale sempre più accesa sui prodotti di fascia medio-bassa, guidata in primis dalla Cina, le imprese che potrebbero beneficiare maggiormente della ripartenza sono quelle specializzate in prodotti di alta fascia.
Tra le aree più promettenti per l’export nel biennio 2021-2022 si segnalano fuori dall’Europa Australia, Sud Corea, Stati Uniti e Israele, mentre nel nostro continente si prevede una crescita nei mercati dell’Est Europa come Polonia, Repubblica Ceca e Slovenia, anche se non mancheranno occasioni in mercati maturi come Spagna e Grecia.
Il rilancio del settore dipenderà certamente da politiche di supporto mirato, in grado di sostenere gli investimenti nei prossimi mesi: gli interventi, auspicati da un recente dossier di Sistema Moda Italia, sono di ampio respiro e riguardano sia l’innovazione tecnologica che il sostegno all’imprenditorialità giovanile, così come lo stimolo all’adozione di soluzioni sostenibili per le produzioni.
Accanto a questo, resterà fondamentale continuare a presidiare uno scenario internazionale complesso, ma che saprà premiare coloro che decideranno di farsi largo al suo interno.
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