Come ha reagito il settore cosmetico in Italia allo scoppio della crisi pandemica del 2020?
Le perdite registrate sono state pesanti, con un calo del fatturato alla fine dello scorso anno pari al 12,8%. Tuttavia, il comparto ha ottenuto risultati migliori di quelli attesi inizialmente.
L’ultima indagine congiunturale a cura di Cosmetica Italia fotografa l’evoluzione del mercato, fornendo dati e tendenze interessanti con cui guardare alla ripresa prevista per i prossimi mesi.
Le inevitabili difficoltà dettate dalla situazione di emergenza sanitaria hanno condizionato la domanda interna, con perdite da oltre 500 milioni nel canale delle profumerie, 150 nella vendita diretta e 200 nei canali professionali come centri estetici e parrucchieri. Dati parzialmente compensanti dalla crescita delle vendite online, nel segno di una tendenza ormai consolidata per numerosi settori.
A pesare sul dato negativo di fine 2020 anche il calo dell’export, con una contrazione di oltre 4,1 miliardi di euro per un comparto altamente competitivo che nel 2019 aveva registrato una bilancia commerciale in attivo per oltre 3 miliardi di euro.
Il permanere di uno stato d’incertezza per l’economia mondiale frena ancora un pieno rilancio dell’export, a cui il settore cosmetico italiano deve circa il 40% del suo fatturato: tuttavia, come evidenziato dallo studio, la ripresa attesa per il secondo trimestre di quest’anno – favorita dalla campagna vaccinale – dovrebbe garantire un miglioramento della situazione.
A dispetto di uno scenario complesso, la filiera si è tuttavia dimostrata capace di reagire durante i mesi passati: uno spirito di adattamento che ha permesso di mantenere alti gli investimenti in ricerca e sviluppo e, al contempo, di contenere le perdite rispetto ad altri settori della nostra manifattura. Un esempio è quell’abbigliamento e della pelletteria, con perdite pari a quasi il 30%.
A contribuire a un risultato meno negativo del previsto, c’è sicuramente la natura essenziale di numerosissimi prodotti cosmetici, come quelli per la cura della pelle e dei capelli, a cui si unisce la crescente sensibilità dei consumatori per i prodotti biologici ed ecosostenibili. L’anno passato è stato segnato da un trend positivo per queste merceologie, che nel nostro Paese valgono oggi oltre 1.654 milioni di euro in termini di vendite.
Per quanto riguarda invece i mercati esteri, quali sono quelli in cui si sono registrati i dati più interessanti?
Accanto a un deciso calo delle esportazioni dirette verso i partner storici (Francia, Germania, Stati Uniti e Regno Unito), si registrano dati positivi per altre nazioni: a guidare la classifica la Cina, Repubblica Ceca e Ucraina che segnano rispettivamente un +6,1, +6,2 e +14,8% delle importazioni dal nostro Paese.
Continuare a essere presenti sui mercati esteri rappresenta senza dubbio un fattore chiave per la ripresa della filiera: come emerge dalla ricerca di Cosmetica Italia, il 60% degli operatori è convinto che il rilancio sia già stato avviato, dimostrando ottimismo verso il futuro. La riprogrammazione delle principali fiere di settore – nazionali e internazionali – per la seconda metà dell’anno contribuisce sicuramente a infondere aspettative positive nelle aziende.
Tuttavia, i mesi attuali saranno cruciali per il ripensamento delle strategie in essere al fine di recuperare il terreno perduto: una volontà ancora una volta espressa dalle imprese intervistate nell’indagine, che tra le priorità indicano una riorganizzazione della filiera.
L’obiettivo è ottimizzare la propria presenza in un contesto competitivo difficile, dove gli anni a venire potrebbero essere segnati da un crescente numero di fusioni e acquisizioni; a ciò si somma la necessità di rendere più efficienti le politiche distributive, puntando sempre di più sul digitale e su nuovi mercati esteri caratterizzati da una domanda in crescita.
Solo in questo modo infatti il settore cosmetico italiano potrà continuare a essere vincente, posizionandosi tra le eccellenze industriali del nostro Paese.
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