Chi opera nella filiera della moda italiana lo sa: il 2020 è stato un anno senza precedenti.

L’attuale crisi sanitaria ha determinato chiusure dei negozi al dettaglio, stop alle produzioni e un crollo della domanda che ha duramente colpito un settore fondamentale per la nostra manifattura.  

Con i suoi oltre 500mila addetti e un fatturato superiore ai 90 miliardi, la moda rappresenta una componente insostituibile del sistema Paese, oggi duramente penalizzata.

Le previsioni per il biennio 2020-2021 stimano perdite tra i 39 e i 52 miliardi di euro, mentre i dati relativi al primo semestre di quest’anno parlano di una flessione del 28% dei ricavi: numeri senza precedenti, che in Italia vedono colpite in particolare le produzioni di Toscana, Marche, Veneto e Lombardia. 

Il calo della domanda di abbigliamento dei mesi precedenti non deve però distogliere l’attenzione da altri elementi fondamentali. 

Quali?  

Tutti quei fattori di cambiamento da adottare per ripartire, affrontando con determinazione il futuro. 

Primo fra questi asset strategici, il digitale.

La maggior resilienza è stata dimostrata dalle aziende del settore che hanno abbracciato la trasformazione in corso: non stiamo facendo riferimento solo all’e-commerce, ma a quel più vasto insieme di soluzioni che contemplano il ricorso a Big Data e Intelligenza Artificiale 

In Italia solo il 10% della filiera ha integrato questo approccio, e sono proprio queste le realtà che hanno saputo evitare perdite irreparabili e ora guardano al futuro con maggiore fiducia. Alcune di esse hanno trovato nuovi consumatori al di fuori dall’Europa, diversificando le proprie entrate e riducendo la dipendenza dal mercato interno: una vera e propria ancora di salvezza in questo periodo. 

Stiamo assistendo a un autentico cambio di paradigma, che vede le nuove tecnologie alleate di tutte quelle imprese che hanno fatto della tutela del Made in Italy una pratica quotidiana. 

I canali di vendita online sono importanti, ma da soli potrebbero non bastare: una strategia digitale completa deve comprendere piani più ampi e articolati. 

Come?  

Innanzitutto, guardando con attenzione all’estero: gli oltre 6 miliardi di export persi dalla filiera della moda durante i mesi passati spingeranno le aziende a imboccare nuove vie per essere presenti nei mercati stranieri, puntando a un’efficienza sempre maggiore. 

A confermarlo è anche Michele Castagna,  export manager da undici anni: di recente ci ha raccontato come lo scenario attuale abbia spinto sempre più aziende verso una strategia d’internazionalizzazione dove il digitale è assoluto protagonista grazie a database e algoritmi d’Intelligenza Artificiale. 

Per maggiori dettagli, trovate l’intervista qui. 

La continua ricerca dell’eccellenza che ha sempre contraddistinto la moda italiana deve ora recuperare terreno: per farlo sarà decisivo conoscere i giusti mercati e gli interlocutori migliori al loro interno. 

Un obiettivo che richiede analisi efficaciapprofondite e accessibili: solo così il settore dell’abbigliamento potrà ripartire, cogliendo nuove opportunità dentro e fuori l’Italia. 

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