Qual è lo stato di salute dell’export di vino italiano? Quali sono le prospettive future per produttori vitivinicoli e di spiriti?

Lo scenario resta complesso, ma non mancano segnali positivi in arrivo dal mercato.

Export di vino italiano/Italian wine exports

Nonostante le ormai note difficoltà del 2020, il comparto italiano del vino e degli spiriti ha saputo contenere maggiormente le perdite rispetto alla concorrenza di altri Paesi esteri.

I dati relativi ai mesi passati restituiscono infatti l’immagine di aziende messe alla prova, ma capaci di reagire meglio rispetto quanto atteso inizialmente: una considerazione che vale anche per le esportazioni verso i mercati stranieri.

Dopotutto, l’export agroalimentare del nostro Paese ha ottenuto ottimi risultati nel corso del 2020: la natura essenziale dei beni di questo comparto ha permesso a numerose produzioni locali di continuare a crescere, con performance eccellenti per intere regioni, in particolare quelle del Mezzogiorno.

Nonostante la crisi pandemica abbia inevitabilmente impattato sul vino e il suo dinamismo – soprattutto all’interno del canale Horeca a causa della chiusura dei locali – ci sono segnali interessanti provenienti da numerosi mercati stranieri.

I dati presentati da WineNews relativi ai primi 11 mesi del 2020 vedono una flessione pari al 2,8% per i vini nostrani rispetto al 2019: un dato in controtendenza rispetto alla Francia, da sempre nostro principale competitor, il cui export è calato di oltre il 10,8% . Un duro colpo su cui pesa il calo della domanda cinese e i dazi imposti dagli Stati Uniti che lo scorso anno avevano colpito anche numerosi prodotti italiani.

In uno scenario internazionale incerto e ricco di tensioni, l’export di vino italiano ha saputo trovare spazio in numerose aree: in Nordamerica, il Canada continua ad affermarsi come una meta appetibile per i nostri produttori, a testimonianza dell’efficacia di accordi di libero scambio come il CETA. Qui il valore del nostro export è passato da 317 a 321,9 milioni di euro, mentre è proseguito il calo verso gli Stati Uniti che restano tuttavia la prima destinazione mondiale per il nostro vino.

A Oriente, unico dato positivo riguarda la Corea del Sud, dove aumentano di oltre il 23% le vendite di vini nostrani.

E in Europa?

Anche nel 2020 si è assistito a una crescita della domanda da parte dei Paesi scandinavi: particolarmente positive le performance della Svezia, con un aumento dell’export pari al 3,6% e la Norvegia, dove si è registrato un vero e proprio exploit: +28,1%.

Interessanti anche i trend per numerosi mercati dell’Est Europa come Ungheria, Repubblica Ceca, Polonia e Paesi baltici: in questi, il 26% dei vini acquistati nel 2019 proveniva dalla nostra penisola. La crescita è proseguita anche nel corso del 2020, guidata in particolare dai prodotti di fascia medio-alta. Si tratta di un andamento positivo proseguito nel corso del quinquennio 2015-2019 che ha visto l’Italia assoluta protagonista, con un aumento del 43% delle esportazioni in questo periodo.

Nel 2020 particolarmente rilevante è stato poi il ruolo dell’Ucraina, con un +38% sul valore totale delle importazioni dall’Italia.

Tra le tipologie di vino più apprezzate in queste aree figurano il Prosecco, l’Asti e i rossi toscani, nel segno di un sempre maggiore successo delle tante eccellenze del nostro panorama enogastronomico: un fenomeno agevolato dall’aumento della popolazione in queste nazioni e dal rafforzamento delle economie locali. Incide positivamente su questo risultato anche la sempre più folta presenza di centri della grande distribuzione organizzata.

Buone prospettive anche per quanto riguarda gli spiriti prodotti nel nostro Paese: la tregua di 4 mesi annunciata dall’Unione Europea sui dazi doganali USA che finora avevano penalizzato gli esportatori di liquori, permette a numerosi brand di tirare un respiro di sollievo, come riportato da Federvini che ora guarda con fiducia al rilancio delle vendite nei prossimi mesi.

Non mancano dunque le opportunità per tornare a crescere: anche per quanto riguarda questa filiera, è sempre più importante guardare ai mercati esteri e intercettare al momento giusto una domanda in forte crescita.

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