Il leggero calo della produzione registrato nel settore dei macchinari industriali nel 2019 (-3,8%) si è trasformato nel corso del 2020 in vero e proprio crollo: -34,6%.

Un dato determinato dalla riduzione delle esportazioni verso l’estero (- 27.2%) e dalla contrazione della domanda nel mercato interno (- 43%). Le incertezze dello scenario economico internazionale pesano su un settore che nel solo 2019 ha prodotto un fatturato globale di oltre 12mila miliardi di dollari, pari a ben il 4,3% del PIL mondiale.

Con più di 860mila addetti, il settore riveste in Italia un ruolo di primo piano, capace di generare il 28% del valore aggiunto della nostra manifattura e il 4,7% di quello nazionale.

Il macro-settore dei macchinari industriali raggruppa al proprio interno realtà eterogenee, tra cui spiccano quelle dell’ingegneria meccanica: dei 120 miliardi di export del comparto, 80 derivano proprio dai prodotti di questa filiera. Una vera e propria eccellenza riconosciuta a livello internazionale, con volumi di fatturato secondi in Europa solo a quelli della Germania.

Questi dati permettono subito di comprendere la centralità del machinery nel contesto imprenditoriale italiano, duramente colpito dalla crisi dell’anno appena trascorso. Secondo una ricerca a cura di Cassa Depositi e Prestiti, EY e Luiss Business School, oltre il 77% degli addetti ha visto nel corso del primo lockdown un brusco crollo delle ore lavorate a causa dello stop alle produzioni. Lo scorso anno è stato segnato inoltre dalla cancellazione delle fiere di settore, da sempre ritenute fondamentali per l’internazionalizzazione delle PMI.

In questo quadro a tinte fosche, non mancano però segnali positivi. E i primi dati del 2021 sembrano confermarlo.

Negli scorsi mesi, un’analisi a cura di  Oxford Economics prevedeva infatti di una decisa risalita per gli investimenti in tecnologie di produzione a livello mondiale nel 2021 (+15,1%): il trend positivo dovrebbe proseguire anche nel corso del triennio successivo, con le aziende europee pronte a riconquistare il terreno perduto.

Nel caso del nostro Paese, le statistiche di Federmacchine d’inizio anno stimavano un aumento del fatturato pari all’8,9% per il comparto.

La prima metà dell’anno si è rivelata positiva per numerose filiere, tra cui quella dei macchinari per packaging e imballaggio: il Centro Studi di UCIMA conferma una crescita del fatturato pari al 9,2% nel primo trimestre del 2021, trainata in particolare dal mercato domestico. Le prospettive sono ottimistiche anche per i prossimi mesi, grazie soprattutto alla domanda in crescita di settori come agroalimentare, chimico e farmaceutico.

Nello stesso periodo è cresciuto anche l’export di macchine utensili: i dati relativi al commercio internazionale diffusi da UCIMU vedono una decisa ripresa degli scambi con aree come Germania, Turchia, Francia e Russia, con le macchine per la deformazione della lamiera che nel primo trimestre crescono 10,4%, rappresentando la maggior parte dell’export nazionale in questo comparto.

Come difendere questi importanti risultati?

Fondamentale sarà continuare a investire nell’innovazione di prodotto e di processo, integrando con maggiore attenzione le tecnologie digitali nelle fasi di progettazione, realizzazione e distribuzione dei prodotti. Ci riferiamo ad esempio al ricorso a sistemi di industrial analytics per gestire i rischi attraverso modelli di previsione avanzati o all’utilizzo di Big Data per individuare problematiche lungo la supply chain.

Il tema della trasformazione digitale è inoltre legato a doppio filo a quello dell’insaturazione di nuove partnership: ce lo ha raccontato Fabio Scovolo di Flecte Srl, specializzata nella produzione di macchine piega tubi che grazie all’Intelligenza Artificiale è riuscita a trovare distributori esteri. A  questo link è disponibile l’intervista completa.

In altre parole, analisi di mercato basate sull’uso delle nuove tecnologie saranno determinanti per il futuro di un macro-settore come quello del machinery, dove le catene di fornitura risultano complesse a causa dell’elevata specializzazione di alcune componenti, che pertanto sono difficili da sostituire. A ciò si sommano i trend di Paesi come Ucraina, Bielorussia e Uzbekistan, per cui si prevede un aumento della domanda di macchinari industriali nei prossimi anni e la conseguente necessità di presidiare questi mercati.

Possedere dati affidabili sui potenziali interlocutori in aree come queste sarà fondamentale: un obiettivo da perseguire anche per le aziende che nel 2021 vogliono cogliere nuove opportunità di crescita.

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