Un brindisi all’Italia: trend e opportunità per l’export vinicolo

Export vinicolo | Immagine di un calice di rosso al tramontoCon una domanda globale passata da 16,1 a 39,1 miliardi di euro tra il 2002 e il 2022, il vino ha rappresentato solo nel 2023 il 20% delle nostre esportazioni di alimenti e bevande confezionate.

Un autentico pilastro del Made in Italy, ma più in generale una produzione fondamentale per la UE, con Francia e Spagna a rappresentare i nostri competitor storici.

Insieme a ExportPlanning abbiamo dedicato un approfondimento all’export vinicolo italiano, mettendo a fuoco le ultime tendenze di mercato e i Paesi con maggiori margini di manovra per una crescita delle vendite.

Export vinicolo: il quadro mondiale e italiano

Con 8 miliardi di euro nel 2023, l’export italiano di vino si conferma in seconda posizione a livello mondiale, alle spalle della sola Francia (12,1 miliardi).

Come confermato da ExportPlanning tuttavia, il dato si ribalta se guardiamo alle esportazioni in volume: in questo caso è l’Italia a occupare la prima posizione, alla luce di un posizionamento prevalente dei vini francesi nella fascia alta di prezzo.

A fronte di una domanda mondiale scesa del 4,7% in euro correnti nel 2023 rispetto all’anno precedente, il rallentamento dell’export italiano è stato molto più contenuto (-0,9%), e in ogni caso al di sopra dei livelli del 2019.

Ottengono le migliori performance rispetto al periodo pre-Covid gli spumanti, cresciuti del 40% a prezzi correnti tra il 2019 e il 2023, seguiti da frizzanti (+19%), bianchi (16,2%) e rossi (12,1%).

Con i mercati UE ad assorbire circa il 40% dell’export vincolo italiano, quali sono i Paesi esteri a cui puntare per proseguire in un percorso di crescita?

Canada e Giappone: perché non sottovalutarli

Sebbene di minori dimensioni rispetto a storici mercati di destinazione come Stati Uniti e Germania, Canada e Giappone possono essere mete interessanti per i nostri produttori di vino.

Perché? Essenzialmente per due ragioni:

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