Esattamente cinque anni fa, il 1° maggio 2016, ho incontrato nuovamente il mondo dei giochi.
E i miei hobby – teatro, viaggi avventurosi e arte moderna – hanno lasciato il posto a concetti più sofisticati come Gormiti, Sam il pompiere e branchi di dinosauri.
Esattamente come 30 anni prima, ho riscoperto una passione assopita in un cassetto della memoria: i Lego.
E proprio mentre ero intenta a costruire “la super torre più alta del mondo che arriva al cielo”, la mia fantasia mi ha suggerito una metafora che unisce il mio lavoro nel campo dei Big Data all’universo Lego.
I Big Data sono come milioni di singoli mattoncini di colori e grandezze diversi, l’Intelligenza Artificiale è la capacità di sceglierli, selezionando quelli utili al nostro scopo per poi unirli ottenendo informazioni con cui raggiungere i nostri obiettivi. Compresi quelli commerciali.
Proprio perché sono convinta che strategie basate sui dati possano aiutare anche le imprese nell’export dei propri prodotti, ho voluto approfondire la fotografia del mercato italiano del mondo toys.
Una nicchia fatta prevalentemente di realtà artigianali, eroi che resistono al giocattolo a basso costo e che credono nella qualità e nell’importanza del gioco come strumento a supporto dello sviluppo cognitivo e fisico dei bambini. Un mondo che a propria volta può trarre beneficio dalla tecnologia per crescere in Italia e all’estero.
In primis è cambiato il modo di acquistare: gli e-commerce si sono affiancati ai grandi store, resistono pochi negozi tradizionali nei centri città e sono diminuiti i produttori italiani. A cambiare sono anche le abitudini di consumo: accanto ai giocattoli tradizionali come bambole e costruzioni, oggi i videogame hanno un’importanza sempre maggiore. Secondo un’analisi a cura di Doxa, si tratta del comparto della kid economy con la crescita più forte negli ultimi anni.
Per quanto riguarda il commercio internazionale, ogni anno l’Europa importa circa 7,4 miliardi di euro di giocattoli e ne esporta 1,4. Negli ultimi 10 anni l’import è cresciuto in modo esponenziale: del 40% per la precisione.
Un’ analisi di Confartigianato basata sui dati Eurostat pone la Cina in vetta alla classifica con il 47,9% delle esportazioni di giocattoli dirette nel nostro Paese (212,7 miliardi di dollari di fatturato globale), staccando parecchio la seconda classificata Francia con un 12,5%, e a seguire Repubblica Ceca (11,9%), Germania (7%), Spagna (4,8%) e UK con 3,8%.
In Europa, i maggiori esportatori sono Repubblica Ceca (20,7%) e Germania (18,7%).
L’Italia esporta invece circa 400 milioni di euro ogni anno in giocattoli, soprattutto in Francia (19%), Germania (14,2%) e Spagna (9,4%).
Fuori dall’Unione Europea, i nostri migliori clienti sono USA (2,8%), Messico (2,7%), Russia (2,5%) e Svizzera (1,8%).
In Italia, parliamo di un mercato formato da circa 700 imprese per un giro d’affari in crescita e intorno ai 3 miliardi di euro.
La fa da padrone il Nord Italia con il 60% delle Imprese (33,6% Nord-Ovest – 23,5% Nord-Est). La Lombardia è in testa con il 22,7%, seguita da Emilia-Romagna (10,5%), Veneto (10,1%), Toscana (8,7%), Piemonte (8,6%) e Campania (7,9%).
Ecco i principali player del settore in Italia:
- Artsana Group
- Dal Negro
- Quercetti
- Alberici
- Trudi
- Dulcop International
- Gruppo Giochi Preziosi
- Baldazzi Styl Art
- Lisciani Group
- Androni Giocattoli
- Garlando
- Gemar
- Clementoni
- Cam
- Marim
- Globo Giocattoli
- Mario Wood Handcraft
- Peg Perego
- Proludis Giocattoli
- Rocco Giocattoli
- Teorema
Il trend degli ultimi anni è positivo, sia per le grandi aziende che per i piccoli produttori artigiani che, grazie al digitale, riescono a proporre la loro offerta a livello globale. Un modo efficace per dare la giusta visibilità a una delle tante eccellenze del Made in italy.
Guardando al futuro, mi sento positiva. Genitori consapevoli sapranno premiare chi investe sulla qualità? Io credo proprio di sì: ed è proprio a questi genitori che le aziende dovranno rivolgersi con la propria offerta. Ovunque nel mondo.
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